L’AZ Picerno ci insegna a credere nei sogni

Un signore da diversi anni si occupa della manutenzione dell’impianto della squadra di calcio di un paese della provincia di Potenza. Non è questo il suo primo lavoro ma lo fa perché è appassionato e anche lui da giovane giocava a calcio. Insomma, non si riesce a staccare completamente dal campo. Almeno una volta al giorno si deve recare a via XXV Aprile per fare il resoconto della situazione e non far mancare nulla ai ragazzi che arriveranno per le sedute di allenamento. Tutto questo cambia in base alla categoria che si fa chiaramente: se una squadra fa l’Eccellenza c’è bisogno di un tipo di attenzione, se fa la Serie D di un altro e se fa parte di professionisti bisogna essere meticolosi in ogni dettaglio. Prospero è una persona attenta a tutti i dettagli, non gli sfugge nulla. Cerca di essere sempre preciso in ogni situazione perché crede in qualcosa, crede in un sogno. 

Eduardo Galeano qualche tempo fa disse: “L’utopia è là nell’orizzonte. Mi avvicino di due passi e lei si distanzia di due passi. Cammino 10 passi e l’orizzonte corre 10 passi. Per tanto che cammini non la raggiungerò mai. A che serve l’utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare”. È esattamente quello che sta accadendo quest’anno alla società dell’AZ Picerno. La squadra melandrina ai nastri del suo secondo campionato di Serie C non era tra le squadre che dovevano ambire alla parte destra della classifica ma alla fine della Regular Season la graduatoria parla chiaro: i rossoblù si sono qualificati per i play-off.

Un traguardo storico per una società che fino a pochi anni fa non aveva mai conosciuto il calcio oltre i confini regionali: l’escalation è stata velocissima e inframezzata anche dalla brutta storia della combine del maggio 2019, che la comunità picernese ha subito ma dalla quale si è rialzata con orgoglio e grande spirito di sacrificio, ma la ciliegina sulla torta di questa seconda annata di Serie C è stato il decimo posto conquistato con merito.

La squadra di Leonardo Colucci è stata in grado di giocarsela con tutte, senza distinzioni. È andata a fare la sua partita su ogni campo e ha tenuto un atteggiamento molto diverso da quello della neopromossa che lotta solo per salvarsi. Ci sono stati alcuni passaggi a vuoto ma la Leonessa della Lucania si è tolta anche delle belle soddisfazioni: la rete di Reginaldo (qui l’intervista) al Palermo, il sacco di Francavilla Fontana e le vittorie di prestigio sul Monopoli, Catania e Juve Stabia. Ne ho citate solo alcune, così come ho fatto solo per l’uomo più noto della rosa ma ci sarebbe da scrivere molto di più per tutti gli interpreti che hanno dato una mano a realizzare questa impresa.

Inutile ricordare come la realtà calcistica picernese sia svoltata con l’arrivo al timone della società di Donato Curcio, imprenditore emigrato negli Stati Uniti ma originario del paese nato sulle rovine dell’antica Acerronia, che ha fatto cambiare completamente la prospettiva del calcio nel piccolo centro lucano. Oltre agli investimenti mirati, basterebbe citare solo lo stadio; è stato fatto un grande lavoro a livello dirigenziale e di programmazione che ha permesso di mettere le basi per vivere questo sogno. 

A prescindere da come andranno i play-off questa rimarrà un’annata storica per il Picerno, che lavorerà per tenere accesa la fiamma di questo sogno anche nel prossimo futuro. Proprio come fa Prospero tutti i giorni, per lui e per la sua comunità. 

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