Un uomo nella storia: intervista a Mikel Oyarzabal dopo il gol nella prima finale basca di Copa del Rey

“Non sarai per davvero tifoso di quelle schiappe della Real Sociedad?”. Questa è la frase di un dialogo preso dal capolavoro ‘Patria’ di Fernando Aramburu, libro in cui vengono raccontate le vicende dei Paesi Baschi dalla caduta del franchismo ai giorni nostri attraverso le storie di due famiglie. Nel gruppo dei personaggi descritti ci sono due ragazzi affiliati all’ETA, l’organizzazione armata basca indipendentista; che sono costretti a scappare clandestinamente in Francia coperti da simpatizzanti del movimento per evitare guai con la legge e in uno dei dialoghi tra questi due giovani si nota subito il modo in cui si contrappongono le più grandi realtà del calcio basco, ovvero l’Athletic Club e la Real Sociedad. I primi si definiscono ‘veri baschi’ perché tra le loro fila giocano solo giocatori nati in Euskadi, o naturalizzati; mentre gli altri sono i ‘traditori’, che dal 1989 hanno deciso di “aprire le frontiere” a tutti. Il 3 aprile 2021 si è giocata la prima finale vasca della Copa del Rey proprio tra Athletic e Real Sociedad e a vincere sono state le “schiappe” di Donostia-San Sebastián grazie al gol di un calciatore basco di nascita e di percorso calcistico.

L’uomo della storia è Mikel Oyarzabal, che dopo una breve parentesi nelle giovanili dell’Eibar è passato alla Real Sociedad nel 2011 e dopo un periodo con la squadra riserve ha fatto il suo esordio in prima squadra nell’ottobre del 2015. La leggenda vuole che Mikel stesse per finire nelle giovanili dell’Athletic ma i genitori si opposero e così iniziò il suo percorso prima nella sua città natale e poi a San Sebastian. Da quel momento è stato un crescendo e questo ragazzo del 1997 è già uno dei simboli della Real. Al minuto 63’ della finale del torneo dello scorso anno, rinviata per diversi mesi a causa della pandemia, ha battuto Unai Simon dagli undici metri e ha riportata il trofeo per la terza volta nella bacheca Txuri-urdin a 34 anni di distanza dall’ultimo successo. Le precedenti conclusioni dagli undici metri non erano andate bene, visto che tre dei quattro calciati prima della finale erano stati parati o erano finiti fuori, ma Mikel nella notte di Siviglia ha preso in mano la palla e ha deciso di entrare nella storia del calcio spagnolo.

Tutto questo è successo all’incirca un mese fa e il capitano che ha alzato la coppa allo stadio Cartuja a Fanpage.it ha descritto così le sensazioni di quei momenti: “Orgoglio. È la prima parola che mi viene in mente. Sono passati molti mesi da quando siamo riusciti a qualificarci per la finale, più di un anno, e quando l’arbitro ha fischiato la fine della partita ero molto orgoglioso di quello che avevamo raggiunto e della felicità che avevamo regalato a tutti i nostri tifosi”.

Oyarzabal e gli altri capitani della squadra sono andati all’Hospital di San Sebastian nei giorni successivi alla finale per dedicare la vittoria contro l’Athletic agli operatori sanitari impegnati contro il Covid e il numero 10 ha raccontato così quei momenti:

È stato un momento molto speciale. Quando dal club hanno proposto di andare in ospedale per dedicare il titolo agli operatori sanitari mi è sembrato una grande idea. In questi tempi difficili è importante ricordare coloro che sono sempre lì per aiutare e salvare vite umane.

Mikel, che di quella notte oltre ai ricordi di cui ci parla ha conservato anche la porzione di rete della porta dove si è insaccato il suo rigore, è stato il primo calciatore basco a decidere una finale ‘vasca’ al 100% di Copa del Rey. È cosciente di essere già parte della storia del calcio spagnolo a 24 anni?
“Tutta la squadra ha conquistato il titolo il 3 aprile e tutti fanno parte della storia, non solo io. Siamo consapevoli di essere riusciti a rompere una striscia di 34 anni senza vincere un titolo per il nostro club e vincere contro il tuo rivale non lo rende più speciale”.

Oltre ad essere uno dei prospetti più interessanti del calcio spagnolo, Oyarzabal si è laureato in Administración y Dirección de Empresas (ADE) nonostante la sua carriera sia ancora lunga e quando gli chiediamo se con questo indirizzo di studi si sta già preparando ad un possibile percorso in società risponde così: “Mi sono iscritto quando ero nelle giovanili e non sapevo cosa avrebbe portato il futuro. Adesso ho finito gli studi, ma non ho pensato a cosa farò quando mi ritirerò. Spero che quel giorno arriverà tra molti anni“.

La Real Sociedad è tornata a vincere un trofeo dopo trent’anni e nell’ultimo periodo sono arrivati tanti giocatori importanti, l’ultimo è David Silva la scorsa estate, per rinforzare la rosa con calciatori importanti oltre all’esplosione di ragazzi provenienti dalle giovanili come Mikel. Cosa manca per poter competere in maniera costante con le big della Liga?

La competizione quotidiana, quella credo sia la chiave per competere costantemente con i grandi nomi della Liga. Andare ad allenarsi a Zubieta (centro sportivo della Real, ndr) e giocarsi il posto con Silva, Januzaj, Portu, Barrenetxea, Merquelanz, Isak, Carlos Fernández… il livello è così alto che devi dare sempre il meglio di te stesso. Questo si nota il giorno della partita, soprattuto se il tuo livello migliora.

Spostando il mirino della discussione dalla Real alla nazionale spagnola, dieci anni fa la Roja era composta quasi interamente da giocatori del Barcellona e del Real Madrid mentre adesso il gruppo di Luis Enrique è più variegato. Quella generazione lì probabilmente è irripetibile e ci fa il punto sulla nuova selezione: “Poche o nessuna generazione è riuscita nella storia del calcio a vincere due Europei e un Mondiale di fila. Non dobbiamo paragonarci a quella generazione, siamo una nuova generazione con tanti giovani talenti e un grande futuro. Questo è ciò su cui dobbiamo lavorare, accrescere la fiducia in noi stessi e guardare al futuro”.

Oyarzabal nel 2019 ha vinto l’Europeo Under 21 giocato in Italia, segnando anche due gol a Polonia e Francia, e potrebbe far parte della spedizione per Euro 2020 ma ha ben chiaro il percorso che deve fare per meritarsi la chiamata di Luis Enrique: “Per prima cosa voglio finire bene la stagione con la Real Sociedad, ottenendo la qualificazione all’Europa League. Ovviamente ho in testa Euro 2020 e Tokyo 2020, ma questo verrà solo se farò un buon lavoro nel mio club”.

Oltre ad essere competitiva in Spagna, la Real Sociedad è tornata ad essere una realtà calcistica di livello europeo e lotta per competere anche nei tornei UEFA: in merito al progetto della Super League e a quello che è successo qualche settimana fa Oyarzabal dice: “Sono una persona molto competitiva e non capisco i diritti o i premi ottenuti al di fuori dal campo. Gareggia e vinci o perdi sul rettangolo verde. È così che intendo il calcio e la Super League non proponeva questo”.

Quali sono le speranze e i progetti di Oyarzabal, che nell’ultima gara contro l’Atletico Madrid ha centrato le 200 presenze con la maglia della Real?

Raggiungere la qualificazione per l’Europa League con la Real Sociedad e, se il selezionatore mi chiamerà, partecipare all’Europeo. Fissare obiettivi molto più in là non credo sia una cosa buona, è il lavoro giorno per giorno che porta al successo.

Non c’è da meravigliarsi che uno come Mikel non guardi troppo in là ma si concentri sul “día a día”, un po’ come i passetti del rigore decisivo della finale che lo hanno portato nella storia. Uno alla volta.

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