‘Uomini forti, destini forti’ (con il rinterzo)

Alla fine quel giorno è arrivato. Il giorno in cui Luciano Spalletti vince il suo primo Scudetto e si prende la rivincita contro tutti i suoi detrattori. È stato bollato come ‘esterno secondo’ negli ultimi 15 anni l’allenatore di Certaldo, che ha compiuto un vero e proprio capolavoro riportando il tricolore a Napoli dopo più di trent’anni. Il tecnico è l’artefice di questo capolavoro chiamato “Napoli stagione 2022-2023” ma le basi erano state già poste la scorsa stagione, quando i partenopei avevano conquistato il terzo posto dopo aver lottato per la vetta fino a primavera. Dodici mesi fa il sogno era svanito, ora è realtà.

Non gli era bastato vincere il titolo in Russia con lo Zenit, conquistare diverse coppe con la Roma o ancora centrare quasi tutti gli obiettivi che i vari club gli avevano proposto all’inizio dei suoi percorsi calcistici: no, a Spalletti non bastava questo per essere inserito nella lista degli allenatori migliori d’Italia e probabilmente di Europa. Doveva vincere per forza.

Così oggi arriva una rivincita che ha un sapore ancora più bello per Luciano. Il Napoli ha giocato un calcio straordinario per quasi tutta la stagione ed è riuscito a dimostrare che si può vincere e si può giocare bene allo stesso tempo senza che una cosa escluda l’altra. Un percorso iniziato l’anno scorso di questi tempi quando sono iniziate a circolare le voci del mancato rinnovo di Mertens e quando il presidente annunciò l’arrivo di Kvara quasi scusandosi con i tifosi.

Quella di Spalletti non è soltanto una rivalsa contro i suoi detrattori ma una vittoria che è figlia di un vero e proprio manifesto calcistico, portato al suo massimo dopo che non era riuscito a farlo né con la Roma e né con l’Inter. Una cavalcata memorabile che non deve essere sminuita assolutamente come è stato fatto nei giorni scorsi per la differenza di punti che si è determinata con le avversarie (‘non aveva rivali’) o per l’eliminazione dalla Champions League per mano del Milan arrivata per svariati motivi.

Spalletti riesce a cucirsi sul petto il primo tricolore della sua storia e lo fa nel modo che probabilmente gli si addice di più: mostrando un calcio propositivo e di grande appeal che ha riservato a Napoli una vetrina europea che probabilmente non era arrivata nemmeno di tempi di Diego Armando Maradona.

Una macchina che ha giocato a memoria ma che ha lasciato spazio di inventiva ai suoi uomini di maggior qualità, oltre a far entrare nello slang calcistico il termine ‘rinterzo’. Spalletti lo ha utilizzato diverse volte ed è stato captato anche a bordocampo mentre spiegava delle situazioni ai suoi calciatori. Di cosa si tratta ? Nel biliardo, il rinterzo è il tiro per cui la palla avversaria viene colpita in modo da farle poi toccare due sponde consecutive, o anche quando si è impallati si cerca di colpire la palla avversaria facendo prima toccare alla propria due sponde consecutive. Nel calcio il rinterzo è il modo in cui far arrivare la palla ad un giocatore facendo sponda su un terzo compagno di squadra.

In pratica, è il calciatore che viene utilizzato quando la linea di passaggio verso il compagno è chiusa e per far arrivare la palla devi ricorrere alla sponda. Una sorta di palla a muro con la quale per aggirare l’avversario e far arrivare la palla al terzo compagno di squadra.

Può non piacere per la sua comunicazione e per il modo che spesso ha di porsi ma è innegabile il suo apporto al calcio italiano negli ultimi vent’anni. Adesso è il momento di passare alla cassa, con il tricolore sul petto.

“Uomini forti, destini forti”.

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